Si può decidere
Credere in qualcosa di superiore è prima di tutto una questione di fede. C’è chi trae tanta forza da questa fede e riesce a fare delle cose meravigliose, tante piccole azioni che riescono a regalare la speranza in tante persone. Ma c’è anche chi non crede nell’esistenza di Dio e della Chiesa. Qui mi si potrebbe obbiettare che il discorso sulla fede e quello sulla chiesa sono separati e quindi non possono essere presi e gettati nello stesso pentolone. Allora faccio una precisazione: credo che non si possa scindere fede da appartenenza ad una chiesa, soprattutto se si seguono dei riti consolidati, dei sacramenti etc. Ho spesso ravvisato nelle discussioni tra amici un atteggiamento strano, forse figlio di una voglia di affrancamento da un potere consolidato come può, ed è, quello della Chiesa Cattolica. Non saprei come definire questo atteggiamento, forse figlio di una cultura secolarizzante che giunge fino alla sfera delle persone credenti. Chi poteva affermare fino a 50 anni fa di non credere nella chiesa? Oggi questo sentimento è sempre più diffuso. Persone che hanno una fede in qualcosa di grande, ma si accorgono che probabilmente i custodi del divino sulla Terra non appartengono ad altro che ad un potere forte, con tutte le sue contraddizioni, con tutte le sue esigenze. Personalmente ho maturato negli anni delle convinzioni ateistiche molto forti ma rispetto totalmente chi sente il bisogno di credere in qualcosa di grande. Quello che però mal sopporto è l’istituzione Chiesa, che trovo piena di contraddizioni ed elementi di arretratezza culturale molto forti. In un mondo dove milioni di persone muoiono di aids, dove donne vengono stuprate e costrette a sopportare gravidanze indesiderate (con la prospettiva di una vita di stenti per lei e per il bambino), affermare che usare il preservativo è sbagliato oppure che l’aborto è un omicidio lo trovo paradossale. Ma attenzione, si può essere d’accordo o meno con la politica della chiesa (già dire che la chiesa fa politica è agghiacciante) ma è da sottolineare che se si “partecipa” alla messa, se si ricevono i sacramenti, si fa parte di una istituzione. La Chiesa in Italia si vanta di rappresentare il 98% della popolazione italiana. Paradossalmente io appartengo a questa percentuale poiché essendo stato battezzato sono stato iscritto ai registri ecclesiastici. Quando i massimi esponenti della Chiesa Cattolica fanno pressioni e attività di lobby nei confronti dello stato italiano possono contare anche su di me poiché per loro io aderisco al culto. Ma quanti sono in realtà i veri cattolici in Italia? Chi può veramente dirsi praticante? Ma soprattutto quanti come me non credono nell’istituzione ma non sapevano “di farne parte”? Io trovo scandaloso che una questione di fede, appartenere ad un culto, sia in realtà una questione di campagna acquisti (delle più becere). Credere in Dio non dovrebbe essere una scelta personale? La risposta è no: nasci e qualcuno decide per te (e soprattutto chi decide per te è veramente libero oppure ha paura di discostarsi da un rito che ormai ha i tratti della forzata abitudine?). Dovrebbe essere il contrario: una persona nasce, cresce e poi decide. Il problema è che però a persone cresciute in tal modo non si riescono a mettere le briglie. Concludo dicendo che la legge italiana ci permette di far annotare la propria volontà di non appartenere più alla Chiesa cattolica. Infine, secondo la legge 196/2003, l’appartenenza religiosa è considerata un dato sensibile, esattamente come l’appartenenza sindacale e politica, la vita sessuale e la salute dell’individuo. Non si capisce pertanto perché, se la legge impedisce ai genitori di iscrivere i propri figli a un sindacato, a un partito politico, non debba conseguentemente impedire l’adesione a un’organizzazione religiosa
Inizia il diario di bordo
Ebbene si, anche per me è arrivato il momento di creare un bel blog. Credo che sia un ottimo strumento per condividere con chi vuole le esperienze che sto per vivere. Da ottobre sarò in Germania per fare la tesi e attraverso questa pagina potrò comunicare a voi tutte le cose che farò e vedrò.
Sarà un piccolo diario di bordo.